“Nel 2016 torna la Mattanza a Favignana dopo quasi 10 anni”. La mattanza (letteralmente, macellazione, massacro) e’ un metodo tradizionale di pesca del tonno attraverso le tonnare, costruzioni di reti che permettono di avvicinare i tonni più grandi, per arpionarli e portarli sulle barche in attesa. Quando i tonni, esemplari di oltre cinquanta chili, vengono colpiti, il mare cristallino di Favignana si colora di rosso vivido del sangue dei pesci. È uno spettacolo cruento, amato e deplorato da tanti.
L’ultima mattanza è quella del 2007. I tonni hanno cominciato a scarseggiare per via dei pescatori giapponesi che fanno man bassa nell’Atlantico prima che i pesci raggiungano il Mediterraneo. Seguendo la corrente atlantica, tra maggio e giugno i branchi di tonni oltrepassano lo stretto di Gibilterra, arrivano nel Mediterraneo e risalgono verso le coste della Sicilia. In quel periodo, il mare attorno le Egadi è ideale per la procreazione e la deposizione della uova, con una temperatura di 17-18 gradi centigradi. La popolazione del tonno si e’ moltiplicata dal 2007 e le autorità hanno recentemente autorizzato la Mattanza come una forma di abbattimento.
Ma fino al 2007, già a metà aprile, i tonnaroti (i pescatori che fanno la mattanza) iniziavano a calare in mare tra Favignana e Levanzo un sistema complesso di reti fatte di “camere” dalle quali, una volta entrati, i tonni non possono più uscire. Le “camere” comunicano tra loro attraverso delle reti mobili dette “porte”. Con un sistema di apertura e chiusura delle camere e sfruttando la naturale tendenza dei tonni a girare in senso antiorario, i pesci vengono spinti verso la “camera della morte”, che è l’unica ad avere la rete anche sul fondo. Da lì non potranno più uscire. Quando i pesci arrivano nella camera della morte, le barche si dispongono in modo da chiuderli dentro un quadrato. I tonnaroti cominciano a issare la porta della camera. Man mano che tirano la rete, il quadrato si stringe. A guidare la pesca dal centro del quadrato c’è il rais (il capo), a bordo di una barca chiamata sciabica. In quel quadrato si vedono sbattere le code dei pesci e l’acqua diventa rossa a suon di colpi di arpione. Nel frattempo, parte la cialoma, una serie di antichi canti tra sacro e profano che danno ritmo alla mattanza.
Di quelle reti restano oggi solo i modellini esposti in una mostra al Palazzo municipale e nei vecchi magazzini restaurati dello Stabilimento Florio, ormai gioiello di archeologia industriale restaurato con un investimento di oltre 14 milioni di euro. “Qui il tonno entrava vivo e usciva in scatola”, ripete la guida dell’attuale tonnara. Quello stabilimento per anni ha dato lavoro agli abitanti dell’isola, che oggi sono circa 3mila (residenti). Le donne sistemavano il tonno nelle scatolette con l’olio d’oliva. Gli uomini erano addetti ai lavori più pesanti. “Per noi il tonno era come il maiale, non si butta via niente”, dicono i tonnaroti a Lidia Baratta in un’intervista. “Certo, quando c’era la mattanza era un’altra cosa. Dava lavoro a tante persone qui sull’isola.
Gli ex tonnaroti si riconoscono a vista tra le viuzze del centro di Favignana. Nei negozi di alimentari le fotografie storiche li ritraggono nei momenti di pesca, nell’atto di tirar su “bestie anche di 600 chili”. Qui sono come delle star. Uno dei più famosi, che su un cartellone pubblicitario proprio di fronte al porto fa da testimonial a una marca di un tonno, è Clemente Ventrone. Gioiacchino Cataldo, ultimo rais della tonnara di Favignana per undici anni (di cui 33 da tonnaroto). Uomo di poche parole, una vita passata a cacciare tonni. È lui che conta i tonni pescati: 772 nel 1997, poi 1.250, 1.240, 750, 740 e 750 nel 2002. La targa nello Stabilimento Florio della storica mattanza del 1859, recita 10.159 tonni pescati quell’anno. Per millenni la mattanza ha costruito l’identità delle tre isole.
Il possibile ritorno della mattanza, sembra realistico visto che stanno riaffiorando dei “grossi tonni”. Questa notizia riapre la danza a tanti sentimenti, anche contrastanti, e fa rientrare in gioco dinamiche di grande influenza sociale, economica, politica e culturale sul territorio. E’ certamente benvenuta e accolta dagli isolani come opportunita’ d’oro. Per i turisti può rivelarsi un eccitante ma macabro spettacolo e una grande attrazione per i curiosi. Mi spiace pero’ per il destino di quei grossi tonni in rotta per il Mediterraneo per la procreazione.